C’era una volta un papà –

 

Ieri, 19 Marzo, in molti si sono cimentati a parlare e scrivere della ”paternità”,

L’apertura di un processo su dei terribili fatti di cronaca è stata la motivazione per articoli intesi a far riscoprire la figura del ‘Padre.

 Propongo, a chi volesse, un semplice esercizio di confronto per la nostra meditazione. 

Dall’articolo di Dino Basili (G.d.S. 19/03/2009) ho stralciato un breve brano, sul significato della paternità, che ci servirà di confronto con quanto scritto da San Bernardino da Siena sul grande san Giuseppe, padre putativo del Signore Gesù Cristo.

 Stralcio articolo Dino Basili –

Dai primordi, la preoccupazione di non far mancare nulla ai figli, anche ai limiti delle disponibilità, è stata accompagnata dall’obbligo educativo. Capita oggi che risuoni una sorta di alibi: «Faccio crescere i ragazzi in un clima di libertà». Va bene, l’autoritarismo è kaputt già dai tempi di Alberti. Però, libertà di scegliere tra quali valori, modelli, strade? Il padre non può lavarsi le mani come un qualsiasi ponzio pilato, esimersi dalle indicazioni che ritiene giuste, annullarsi. Deve dare, almeno, una responsabile testimonianza di vita. «Generare», nella Bibbia, sta per assicurare un’educazione generazionale. Non è forzata la lettura dal rabbino Moshe Malka. E’ scritto in Genesi (25,19): «Questa è la storia d’Isacco, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco…». Che bisogno c’era della ripetizione, una volta affermato che Isacco era figlio di Abramo? Insomma, sottolinea Malka, «l’essenziale del generare non è la nascita, ma l’insegnamento trasmesso al figlio». Ogni giorno terribili cronache globali invitano a riaffermare saldamente con urgenza, il significato profondo della paternità.

Dall’Ufficio delle Letture

Seconda Lettura
Dai «Discorsi» di san Bernardino da Siena, sacerdote
(Disc. 2 su san Giuseppe; Opera 7, 16. 27-30)
Il fedele nutrizio e custode
Regola generale di tutte le grazie singolari partecipate a una creatura ragionevole è che quando la condiscendenza divina sceglie qualcuno per una grazia singolare o per uno stato sublime, concede alla persona così scelta tutti i carismi che le sono necessari per il suo ufficio. Naturalmente essi portano anche onore al prescelto. Ecco quanto si è avverato soprattutto nel grande san Giuseppe, padre putativo del Signore Gesù Cristo e vero sposo della regina del mondo e signora degli angeli. Egli fu scelto dall’eterno Padre come fedele nutrizio e custode dei suoi principali tesori, il Figlio suo e la sua sposa, e assolse questo incarico con la più grande assiduità. Perciò il Signore gli dice: Servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore (cfr. Mt 25, 21).
Se poni
san Giuseppe dinanzi a tutta la Chiesa di Cristo, egli è l’uomo eletto e singolare, per mezzo del quale e sotto il quale Cristo fu introdotto nel mondo in modo ordinato e onesto. Se dunque tutta la santa Chiesa è debitrice alla Vergine Madre, perché fu stimata degna di ricevere Cristo per mezzo di lei, così in verità dopo di lei deve a Giuseppe una speciale riconoscenza e riverenza.
Infatti egli segna la conclusione dell’Antico Testamento e in lui i grandi patriarchi e i profeti conseguono il frutto promesso. Invero egli solo poté godere della presenza fisica di colui che la divina condiscendenza aveva loro promesso.
Certamente Cristo non gli ha negato in cielo quella familiarità, quella riverenza e quell’altissima dignità che gli ha mostrato mentre viveva fra gli uomini, come figlio a suo padre, ma anzi l’ha portata al massimo della perfezione.
Perciò non senza motivo il Signore soggiunge: «Entra nella gioia del tuo Signore». Sebbene sia la gioia della beatitudine eterna che entra nel cuore dell’uomo, il Signore ha preferito dire: «Entra nella gioia», per insinuare misticamente che quella gioia non solo è dentro di lui, ma lo circonda ed assorbe da ogni parte e lo sommerge come un abisso infinito.
Ricordati dunque di noi, o beato Giuseppe, ed intercedi presso il tuo Figlio putativo con la tua potente preghiera; ma rendici anche propizia la beatissima Vergine tua sposa, che è madre di colui che con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli infiniti. Amen.

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