SAE- – «L’accoglienza nell’ebraismo: eredità per il cristiano»

 ASSOCIAZIONE ECUMENICA “E. CiallaSAE Segretariato Attivita’ Ecumeniche Gruppo di Messina

“ventesima giornata del dialogo ebraico-cristiano”

Lunedì 11 gennaio alle ore 20.00

nella «sala dell’oratorio» presso la Parrocchia della Consolata (Don Orione) viale San Martino, pressi piscina comunale.

«L’accoglienza nell’ebraismo: eredità per il cristiano»

Introdurrà il Prof. Giovanni Caola, dell’Università di Messina, studioso di ebraismo per ricerca personale.

Le ragioni dell’invito: Prof. Carmelo Labate, coordinatore SAE Messina

Scelta della data: Per lasciare spazio a iniziative ufficiali e cadendo il 17 genn. 2010 di domenica, insieme alla Parrocchia della Consolata (Don Orione), che ci ospita, abbiamo preferito spostare l’appuntamento al prossimo 11 gennaio, come sopra indicato.

Note sul Tema: sembrano appianate le difficoltà nei rapporti fra ebrei e cattolici nate a seguito del Motu proprio papale, col quale permetteva ad alcuni fedeli di pregare per la conversione degli ebrei, ripristinando in certo qual modo comportamenti ormai seppelliti dal Vaticano II in poi. Il fatto aveva spinto in Italia l’Assemblea rabbinica a sospendere il dialogo. La CEI, nel 2009, aveva raccomandato di non perdere l’occasione del 17 gennaio per riflettere sul cammino realmente compiuto nei rapporti con gli ebrei a partire dalla dichiarazione conciliare Nostra Aetate.

Non so se l’equivoco è superato. Ma l’iniziativa di riprendere il dialogo da dove si era lasciato è molto significativa. Si riparte, infatti, con la quarta (numerazione ebraica) delle Dieci Parole (Comandamenti): «Ricordati del giorno di Sabato per santificarlo» (Es 20,8).

A sottolineare la centralità del dialogo cristiano-ebraico sono stati molti testimoni prima, durante e dopo il Concilio Vaticano II. Tra i più vicini a noi sono il card. A. Bea, il prof. J. Isaac, Maria Vingiani, fondatrice del SAE, il cui statuto dichiara che il dialogo tra cristiani può e deve essere promosso «a partire dal dialogo con gli ebrei». E inoltre il vescovo A. Ablondi e mons. Clemente Riva. Infine Renzo Fabris, laico, sposato, padre di famiglia, professionista serio, ma anche vivace testimone del dialogo ebraico-cristiano, sia con opere, sia con una profonda riflessione per la comprensione cristiana del mistero d’Israele.

Un altro elemento è importante in questa ripresa del dialogo. A nessuno deve sfuggire che il “pacchetto-sicurezza” ha dato la stura ad una non troppo latente percezione dello straniero, del “diverso”, come nemico anche se iscritto da sempre all’anagrafe italiana. I molti segnali di intolleranza e le crescenti vessazioni stanno minando alla radice la convivenza civile, pacifica e reciprocamente proficua tra italiani e stranieri, con il rischio di alterare in modo irreversibile la natura stessa della nostra Repubblica (cfr. art. 3 della Costit.).

Ancor prima che tra i responsabili ufficiali ci fosse la nuova ripresa del dialogo la nostra Associazione ecumenica, spinta da motivi di fede e civili, aveva programmato per questa giornata di dialogo una riflessione su come la cultura ebraica abbia sempre raccomandato l’accoglienza dello straniero perché elemento costitutivo del popolo e della religiosità ebraica. Cultura che la cristianità ha assunto come sacra eredità e raccomandata in tutto l’evolversi della storia, anche se purtroppo spesso relegata in ambiti privati!

 Il SAE è una Associazione ecumenica di credenti appartenenti a diverse chiese cristiane: cattolici, evangelici e ortodossi.

Info: Carmelo 09040352 labacar@tele2.it ; www.saenotizie.it

 

One Comment on “SAE- – «L’accoglienza nell’ebraismo: eredità per il cristiano»”

  1. Grazie a Carlo per il servizio che rende. E anche complimenti per l’impostazione della notizia corredata anche di foto. In fondo il SAE trova le sue radici nel paragrafo 4 della Nostra Aetate, l’importante documento conciliare che ha aperto la Chiesa al dialogo. O forse è vero anche il rovescio della medaglia, che cioè grazie a Maria Vingiani, a Jule Isaac, al card. Bea e a papa Giovanni XXIII il documento di apertura al dialogo fu tenacemente portato avanti fino alla sua approvazione.

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