Un’altro incontro fra ‘uomini di buona volontà.
Lunedì 14/12/2009 nella ‘sala dell’oratorio’ del Don Orione, organizzata dal SAE di Messina, nella persona del Presidente prof.re Carmelo Labate insieme a don Felice Bruno, parroco della “Consolata”, si è concretizzato l’incontro cristiano- islamico.
Pregevole ed interessante la relazione tenuta dal prof.re Giuseppe Restifo, che con suggestive pennellate ha dipinto un vero affresco della “Cultura araba in Sicilia”, tema assegnatogli da Labate (assente).
Introdotto da Don Felice Bruno, che gli ha posto inizialmente una domanda cruciale sul come affrontare con più coraggio il problema dell’accoglienza, tenendo conto dell’accorato appello lanciato in proposito dall’Arcivescovo Calogero La Piana, il prof.re Restifo, ha accompagnato il racconto con una semplice ma efficace gestualità,(ricordando così il linguaggio dei gesti nel quale siamo ‘maestri, ripercorrendo il periodo che va dall’827 (conquista ad Ovest di Mazara) a dopo l’anno mille.
Gli argomenti toccati sono tanti. Ne indicheremo alcuni. Innanzitutto, le fasi della conquista e della retrocessione della Sicilia da parte degli Arabi è stata lenta. Come già detto inizia nel 827 ad ovest con Mazara, al centro con Castrogiovanni, (oggi Enna), ad oriente con Siracusa 868 ed infine Rometta nel 975.
Poco influente la conquista di Messina, che all’epoca contava su una popolazione di ca 5.000 abitanti, sporadiche e senza costrutto le iniziative nel Continente per assoggettare la Calabria.
Al contrario la città di Palermo, si può paragonare alle più grandi metropoli del tempo, significativo l’accostamento a Medina.
Distinta, amministrativamente la Sicilia in tre vasti territori coincidenti con la Val di Noto, Valdemone e … Gli Arabi ci fanno dono delle loro conoscenze nel campo dell’Agricoltura, regimentazione e sfruttamento delle acque, l’aratro con il ‘vomere, che consente di rivoltare il terreno per renderlo più poroso, concetti come ‘SAIA, ‘GEBBIA, per la conduzione e raccolta delle acque, termini ancora utilizzati dai nostri agricoltori.
Tutto questo trasforma il paesaggio agrario siciliano. Nasce così l’esigenza di avere dei giardini che rappresentano il Paradiso. Si sviluppano la cultura Letteraria, Medica, Scientifica, geografica e topografica.
Viene coltivato il Riso, la Canna da zucchero, le Melenzane etc.. , grazie a queste conoscenze la Sicilia riparte dopo l’anno Mille, considerato come la fine del mondo, in prima posizione.
Nel 1060, il normanno Ruggero II avendo bisogno di una cartografia, per rappresentare con precisione questo territorio per loro sconosciuto, si rivolge … agli Arabi. I numeri da noi utilizzati sono Arabi non Romani!.
Non essendo numericamente maggioranza, gli Arabi si sono ‘accontentati, che i credenti Cristiani ed Ebrei, considerati ‘profeti non in possesso della rivelazione di Maometto, potessero professare la loro fede, pagando un piccolo dazio. Non parlo di “tolleranza”, dice Restifo, perchè è un termine, al tempo, ancora non specificato e utilizzato. Altro concetto espresso e degno di menzione è quello del pendolo culturale che va dall’Oriente all’Occidente, e i Popoli utilizzano questo pendolo per rendersi curiosi e porosi di tutte le culture del Mediterraneo.
L’intervento di Amin Saladin, ci ha fatto cogliere tutta l’amarezza della disillusione. Altre idee aveva Amin GUARDANDO l’Italia dal Marocco. Attraverso la TV satellitare, si vede un paese senza problemi, dove si esce di casa… per partecipare ai programmi televisivi in cui facilmente vincere i premi posti in palio. La realtà però è ben diversa. Non è facile trovare un lavoro; e trovatolo bisogna rimboccarsi le maniche e ‘Lavorare molto di più, per pagare l’affitto di una casa, risparmiare per mandare i soldi alla famiglia nel proprio paese etc.
Nonostante ciò, l’accoglienza positiva di molte persone indigene, gli consentono di affermare che lo rifarebbe un’altra volta.
Notevole l’apporto di Padre Alessio (Monaco Ortodosso), che in virtù delle sue qualità culturali e teologiche ha voluto approfondire e arricchire diversi aspetti.
Un intervento, ha posto il problema della reciprocità per i Cristiani di avere luoghi di culto nei paesi islamici. Altri interventi, Rosalba, Lia, Ivana, Carlo B. e Carlo F., hanno ribadito in modo complementare come sia doveroso guardare senza specchi deformanti la realtà e le colpe storiche dei paesi ‘Cristiani.
Al termine si è condiviso l’auspicio di intensificare i momenti di confronto e di solidarietà, mettendo in ‘comune la nostra ‘unica Umanità.
One Comment on “Messina – «Anche la famiglia di Nazareth "migra" in Egitto – «migrare» è una condizione dell’essere umano.»”