Dopo i riconoscimenti internazionali anche quelli cittadini, un’Amministrazione che accoglie le sue opere e progetta una Casa Museo a Maregrosso.
Il cementiere Ribelle esposto alla G.A.M.M.
James Brett, direttore del Museum of Everything di Londra; Marc Botlan rappresentante del Ministero dei Beni culturali francese; Enrico Guazzoni e Antonia Iacchia, Galleria Maroncelli di Milano; Van Herwijnen Richard e Jacqueline Van Herwijnen, del Stiching Midi Double, Olanda; Simon Romy Rossner del South Museum Tromso, Norvegia; Cristoph Peter Seidel dell’Atelier Kunstcontainer, Germania; Rossella Faraglia ed Eugenio Cavallari Membri EOA (European Outsider Art Association di Roma); Pierre Muylle e Marie Remacle del Mad Musée di Liegi, Belgio; Nita Lorimer e Stefan Olsson del A-Konst, Svezia; Gyongyi Matray e Minna Tuuva della Union for Rural Culture and Education, Finlandia; Danilo Proietti e Chiara Scordato del Cathedral Jean Linard, Francia; Raija Kallionen e Suvi Kalijuen Union for Rural Culture and Education,Finlandia; Roger Cardinal dell’Università di Kent, Inghilterra; Sophi Lepetit studiosa francese; Leslie Umberger del Smithsonian Museum, Washington; Marc Steene del Pallant House Gallery, Londra; Tomas Roske, Direttore Prinzhorn Museum, Heidelberg, Germania e Presidente EOA; Norbet Grote esperto di restauro outsider art, Germania; Maria Hoger del Gugging Museum, Austria; Monika Jagfeld del Museum in Lagerhaus, Svizzera; Dominique Agnes Queloz dell’Associazione Bonaria Manca, Italia; Lorenzo Madaro dell’Accademia di Belle Arti Bari; Rita Ferlisi della Soprintendenza di Agrigento; Paola Bommarito dell’Università di Palermo; Giuseppe Imburgia dell’Osservatorio Outsider Art, Palermo; Paola Capone Università di Salerno; Rosa Maria Serrano Munoz studiosa, Spagna; Zinna–Nichikawa studiosa, California, USA; Pavel Sochor studioso, membro EOA, Repubblica Ceca; Nilson Vallma membro EOA, Finlandia; Minna Haveri Kettuki, Finlandia; Elaine Bosak, A-Konst, Svezia; Anna Noe Bovin del Gaia Museum Outsider Art, Danimarca; Reko Timo della Union for Rural Culture and Education, Finlandia; Eva Di Stefano, Università di Palermo; Roberta Trapani Università di Parigi X, CrAB; Domenico Amoroso, direttore musei Civici Caltagirone; Elina Vuorimies dell ITE, Contemporay Folk Art Museum, Finlandia; Gabriele Mina curatore dell’antologia “Costruttori di Babele”, Genova.
Questi 48 studiosi, esperti di Outsider Art, provenienti da tutte le parti del mondo, si sono ritrovati a Messina, domenica 31 maggio per studiare e riconoscere il valore dell’opera del Cavaliere Giovanni Cammarata, nell’ambito dell’evento culturale: “Giovanni Cammarata: il cementiere ribelle e gli outsider environments in Europe“, promosso dall’Assessore alla Cultura prof. Tonino Perna e dal Dipartimento Politiche Culturali ed Educative del dott. Salvatore De Francesco, curato e coordinato dal Servizio Valorizzazione del Patrimonio Culturale della città di Messina diretto dall’arch. Carmelo Celona, con il supporto scientifico del prof. Pierpaolo Zampieri. L’avvenimento rientrava nell’ambito del progetto “Centro di Competenza per lo sviluppo di servizi culturali e turistici nel campo dell’arte e dell’architettura contemporanea“, finanziato dal PO-FESR 2007-2013. Un’intera giornata di studi e promozione culturale tutta dedicata all’esperienza espressiva di Giovanni Cammarata che ha visto gli studiosi e una folta partecipazione di pubblico impegnata in un intenso programma: alle ore 9.00 gli studiosi si sono recati in via Maregrosso per ammirare le vestigia dell’opera dell’artista; alle ore 11.00 al
PalaAntonello ha avuto inizio “L’international E. O. A. Conferenze 2015-Eterotopia Outsider Endovisonments in Europe” che si è conclusa alle ore 19.00; alle 19.30 ha avuto inizio la visita della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea dove, accanto alle opere di Mirò, Schifano,Todini, Fiume, Togo, Canonico, Migneco, ecc.., sono state ammirati i due elefanti di straordinaria bellezza di Giovanni Cammarata, recentemente sottratti all’oblio e restaurati; alle 21.30 tornati in via Maregrosso si è potuto visitare la casa di Cammarata suggestivamente illuminata; infine alle 22.00 è stato proiettato, in situ, davanti ad un nutrito pubblico, un’intervista di circa 40 minuti, fatta dalla Rai al Cavaliere nel 1991. Sentire risuonare in quella strada, di notte, la sua voce che denunziava il degrado di Maregrosso ha commosso tutti i presenti: “Questa è una strada che tende a declinare sempre, per quelli che vi abitano, per i ladri che si danno convegno qua. E’ una strada da non frequentare… Allora io facevo queste opere …. e ho pensato di chiamarla via belle arti“. Durante i lavori del convegno internazionale si è discusso del Caso Cammarata ed è stata illustrata agli studiosi l’attività di valorizzazione svolta dall’amministrazione comunale nel breve volgere di un anno. Il
Dipartimento Cultura diretto dal dott. Salvatore De Francesco ha attivato tutte le procedure di accesso ai finanziamenti pubblici per realizzare una “Casa Museo Giovanni Cammarata“, che ospiti in futuro, tutte le opere superstiti. Il progetto prevede: l’adeguamento strutturale dei manufatti scampati alle ruspe e il loro riuso a museo narrativo; il restauro di tutte le opere fisse e di quelle mobili e la realizzazione di un dispositivo di protezione che difenda quanto restaurato al fine di renderlo più duraturo. Nell’attesa della realizzazione della Casa Museo il Servizio Valorizzazione del Patrimonio Culturale della città di Messina ha messo in atto tutte le possibili azioni per la valorizzazione, promozione, fruizione e tutela dell’esperienza espressiva di Cammarata: ha promosso istanza di vincolo alla Soprintendenza di Messina che il 20 marzo 2015 ha dichiarato l’opera di Giovanni Cammarata di interesse culturale, attivando la procedura di vincolo; ha attivato le procedure per la richiesta di un vincolo urbanistico dell’area in cui ricadevano la casa e il giardino di
Cammarata da destinare a parco urbano museale da intitolare allo stesso; ha accolto la disponibilità del dirigente del Liceo Artistico Basile, dott. Giuseppina Prestipino ad ospitare tutte le opere mobili rinvenute e a realizzare, sostenendone i costi, presso il Liceo medesimo, un’ala museale intitolata all’artista; ha fatto richiesta alla Commissione Toponomastica di variare la titolazione di un segmento della via Maregrosso in “via Belle Arti“ secondo la volontà del cavaliere; ha fatto bonificare il sito grazie all’intervento tempestivo degli operatori di Messina Ambiente i quali cureranno periodicamente quello che ormai è diventato un monumento cittadino; ha fatto installare un tabellone esplicativo analogo a quelli dei monumenti più signifiativi della città che presto sarà integrato dalla segnaletica stradale che aiuti a raggiungere il sito; il servizio d’illuminazione pubblica su progetto dell’ing. Salvatore Saglimbeni ha realizzato un impianto di illuminazione che consente una suggestiva visione notturna del monumento. Infine su segnalazione del gruppo “Zona Cammarata” sono stati
recuperati due elefanti di notevole valore artistico, seppelliti in un relitto di terreno incolto di proprietà della ditta “Immobiliare 2 R”, e grazie alla sensibilità del suo rappresentante, geom Santino Biancuzzo, ha consentito al Comune il loro prelevamento, a condizione che i reperti fossero restaurati ed esposti alla G.A.M.M. assecondando così la volonta del Cavaliere. I due elefanti grazie all’instancabile generosità della dott.ssa Mariagrazia Gemelli coordinatrice del servizio pronto intervento e dei suoi collaboratori e all’abilità degli uomini dell’autoparco municipale diretti dall’Ing. Cardia e ben coordinati dal Geom. Mancuso, hanno volato per la città, da Maregrosso fino al Comune, Palacultura, dove è stato allestito nel piano seminterrato, un laboratorio per il restauro. Le due opere sono state restaurate dal dott. Roberto Merlo (laureato in restauro e conservazione all’università di Urbino, specializzato in arte contemporanea, attualmente impegnato a Parigi nel restauro della Chancellerie d’Orlèans e della Galleria d’Hercule), collaborato dai maestri Marco Militti e Tindaro Merlo con la
consulenza del prof. Demetrio Scopelliti. Le pregevoli opere sono state collocate, nella Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Messina. Cammarata aveva scritto sui muri: “Non toccate le mie opere sono un onore per la città e per il signor Sindaco“. Adesso è la città ad essere onorata di accogliere le sue opere nella casa di tutti, realizzando, anche se tardivamente, il suo sogno: “Per favore aiutatemi a salvare le mie opere. Non voglio niente per me, non ho mai voluto vendere uno dei miei pezzi. Tutto questo è ormai la mia vita, il mio sogno e il mio testamento alla città”. Mostrando i suoi meravigliosi elefanti diceva: “Mi aspettavo che da un momento all’altro il Comune se ne sarebbe accorto e avrebbe detto, prendiamoli e mettiamoli in una piazzetta al coperto… Non hanno cuore, non hanno amore per la loro città…Non capiscono l’arte a Messina, non la capiscono!!“. Aveva ragione! ce l’hanno dovuta spiegare gli stranieri, quasi troppo tardi. Oggi, finalmente,
questa città distratta ripara all’oltraggio del 2002 e gli rende onore accoglie il suo “dono” e gli tributa il dovuto riconoscimento.
La città finalmente comprende e partecipa, retrospettivamente, al dramma esistenziale di un uomo onesto e per bene, insultato da una grave ingiustizia che lo costrinse a vivere di stenti in un ambiente degradato, spogliato, come molti cittadini messinesi, della possibilità di un percorso professionale ed esistenziale dignitoso, privato del diritto alla casa e indotto, anche lui, a costruirsi la sua “baracca” abusiva, per dare un tetto alla sua numerosa famiglia, che si ribella alla sua condizione non con violenza bensì inventando un’espressione artistica che oggi qualifica l’intera città. Giovanni Cammarata sin da ragazzo lavora alla realizzazione di apparati decorativi in amalgama di cemento per le cappelle gentilizie del Gran Campo Santo. Agli inzi degli anni 50 del secolo scorso ottiene una concessione demaniale e apre un
laboratorio di prefabbricati in cemento a Maregrosso. Ma presto la sua fabbrica gli viene demolita per far posto ad un grande opificio del famoso industriale degli aliscafi Rodriquez. Questa ingiustizia scatena in lui una lotta imperitura contro colui che chiama “Il negriero Rodriquez.. il padrone della città” e sancisce la sua epifania artistica: “lui mi ha abbattuto la fabbrica e io cominciai a lavorare da artista”. Così cominciò a produrre un verbo artistico ribelle alla condizione di cui era vittima. Il suo disperato bisogno di qualità urbana fu una forma poetica di resilienza in un ambiente inospitale per qualsiasi forma di sopravvivenza culturale, a difesa di un’idea di civiltà. Egli costruì un gergo nuovo interprete del bisogno di Maregrosso e dell’umanità che lo abita, di possedere una forma di bellezza, che gli restituisca dignità e l’identità. La sua opera ha ottenuto il plauso della critica internazionale giunta domenica scorsa a Maregrosso a rendergli onore e a stringersi attorno alle vestigia della sua casa delle meraviglie in segno di protezione e a far comprendere alla città il valore artistico e
simbolico della sua esperienza espressiva nell’ambito dell’arte contemporanea. Gli studiosi hanno plaudito al processo di valorizzazione attivato dal Comune riconoscendo in esso molti elementi paradigmatici, possibili modelli operativi per la valorizzazione dei questa singolare forma d’arte. Il Comune vuole musealizzare Cammarata per spiegare la bellezza della sua eresia. Il fascino metaforico della ribellione alle ingiustizie di un uomo onesto, che si contrappose con la sua estetica eversiva all’estetica della “Fenomenologia della Baracca” e delle speculazioni fondiarie ed industriali, che hanno reso subalterna la coscienza collettiva dei messinesi. Coscienza che egli con il suo gergo eretico ha tentato per tutta vita di risvegliare. Kant differenziava tra bello e sublime: Il bello attrae, il sublime commuove. Non possiamo dire che l’opera di Cammarata sia bella nè sublime, ma quel che certo che commuove. Commuovono i termini della sua ostinata ribellione e della sua forte denuncia. Cammarata, per fortuna, si ribella all’ingiustizia, non imbracciando un fucile, come Dinamite
Bla contro Paperon de Paperoni, bensì impugnado i pennelli e dando colore al cemento, a quell’alibi che ha fatto della Messina post 1908 una terra di rapina, colorando quel degrado civile e morale chiamato Maregrosso in cui è stato costretto a vivere.
Si ringrazia l’arch. Carmelo Celona per la condivisione di un grande Evento di cui i Messinesi possono andare fieri.
Nota Blog -“Tanti ricordi di quel mare sempre agitato 6 giorni su sette di quel percorso che sembrava lungo quanto quello per arrivare a scuola, al Principe di Piemonte. La casa con le ciaramite e le coperture da dove si ricavano le potenti ‘ciappe, che consentivano di arrivare vicino al birillo senza strisciare, fermandosi come se avessero l’Abs. Altri tempi, i ‘tempi del Cavaliere Cammarata, per noi eccentrico signore di Maregrosso”. – Ricordo anche, per inciso, agli smemorati l’impegno di Padre Franco Arena, Parroco di SS Pietro e Paolo, che si prodigò per non far sfrattare il Cammarata –