«Nota pre – Grazie a chi ha voluto titolare “La Scuola di Giampilieri” a Simone Pasquale Neri, perché ogni volta che lo nominiamo rivive il ricordo struggente dell’altruismo di un giovane ex alunno del Cuppari – Minutoli che il 1 ottobre del 2009 ha salvato otto persone a scapito della sua.»
Una mattinata all’insegna della freschezza, quella vissuta dai soci SAE (Segretariato Attività Ecumeniche) di Messina che hanno partecipato al II Incontro ecumenico e interreligioso svoltosi martedì 31 marzo, presso la scuola “Simone Pasquale Neri” di Giampilieri sul tema:
“La pace incomincia da me”.
La tenera espressività dei bambini e il dialogo, il confronto e la preghiera tra diverse fedi hanno caratterizzato la seconda edizione dell’Incontro.
Il Concilio ecumenico vaticano II nella Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, Nostra Aetate, esorta al dialogo e alla collaborazione con i seguaci delle altre religioni in modo da riconoscerne i valori spirituali, morali e socio-culturali sapendo che gli uomini attendono dalle varie religioni la risposta ai reconditi enigmi della condizione umana e altresì il contributo alla costruzione della pace nel mondo. Pertanto la pace, necessariamente, innesca e richiede un percorso ecumenico e interreligioso.
Se l’ecumenismo si compie nel dialogo tra le varie confessioni cristiane allo scopo di sanare le ferite della divisione inflitte dall’uomo nel corso della storia, il dialogo interreligioso si realizza con l’apertura e il confronto con le religioni non cristiane presenti nel mondo. Oggi più che mai questi temi sono attualissimi ed esigono la giusta attenzione in ogni settore dell’attività umana, da quella politica a quella religiosa, da quella culturale e sociale a quella economica. La scuola, in particolare, è chiamata a dare risposta alla domanda di dialogo ecumenico e interreligioso espressa dalla sempre crescente presenza di alunni e studenti di culture e religioni diverse.
Bandierine, ciuffi e “catene della pace” decorano il grande salone della biblioteca della scuola con al centro l’”albero della pace” che raccoglie i pensieri di pace dei piccoli alunni. I colori dell’arcobaleno spiccano nella loro luminosità come invocazione di pace e segni di speranza per un mondo migliore.
Dopo il saluto del vicepreside, prof. Francesco Falcone e di don Alessandro De Gregorio, parroco di Altolia, Molino e Giampilieri si canta, mano nella mano, formando una catena umana e ci si accoglie come fratelli, perché figli di un solo Padre. Successivamente, gli alunni esprimono il loro desiderio di pace con canzoni, riflessioni, drammatizzazioni, poesie e testi tratti dalla Bibbia, dal Corano e dal Tripitaka; i bambini cantano, recitano, riferiscono i loro pensieri di pace e interagiscono con gli ospiti.
È una bella occasione per i piccoli alunni della “Simone Pasquale Neri” per conoscere dal vivo la presenza di altre religioni e per riflettere sulla necessità della pace nel mondo, ma lo è anche per gli adulti presenti: genitori, docenti, assistenti…, come saggiamente fa notare il prof. Giovanni Caola che in qualità di esperto, rivela di aver ricevuto di più dai bambini rispetto a quanto crede di aver consegnato loro. È vero che i bambini sono sempre i migliori maestri, da loro abbiamo tutti da imparare attingendo alla fonte della loro schiettezza e semplicità di cuore. Non per niente il Maestro Gesù, il Cristo, richiama tutti a divenire bambini per poter prendere parte al Regno di Dio (cfr. Matteo 19,14; Marco 10,14; Luca 18,16).
Proprio dai bambini viene la lezione migliore! Lo dimostrano egregiamente, ancora una volta, gli alunni della quarta classe che, nel voler dare continuità all’Incontro precedente dal titolo “L’amore ci unisce”, hanno rimaneggiato la parabola del buon samaritano con l’intento di esplicitare l’importanza dell’effetto che una buona azione può far scaturire dal cuore dell’uomo. Infatti non si conosce l’estensione del raggio d’azione di un’opera buona ma risulta chiara e tangibile la devastante azione del male. Il samaritano diviene espressione della necessaria compresenza di amore e giustizia, richiamando la celebre espressione di Caterina da Siena: “Nel cuore della carità vi è la perla della giustizia” perché il suo gesto è un gesto risanante che affranca la dignità dell’uomo al di là di ogni diversità di cultura, di religione, di rango sociale. Amore e giustizia divengono un binomio indissolubile che anticipano la prosperità e la pace. Un invito, dunque, da parte dei piccoli alunni a fare il bene e a vivere nell’amore e nella giustizia, senza paura di mostrare tenerezza, secondo l’invito di papa Francesco.
Tutto ciò traspare nei dialoghi della drammatizzazione dove il malcapitato della parabola, dopo l’esperienza di salvezza vissuta, diviene artefice e strumento di pace nel mondo, e la festa organizzata radunando l’umanità intera e condividendo gli ingredienti della torta della festa, la torta della pace, è simbolicamente un rimando all’eucarestia e al banchetto nuziale della seconda venuta del Signore Gesù (cfr. Mt 14,1-14).
Il ven. Wilachchiye Dhamma Vijaya Thero, monaco buddista, il diacono Santino Tornesi, direttore dell’Ufficio diocesano Migrantes, il prof. Dario Tomasello, del centro islamico di Messina, il prof. Giovanni Caola, esperto di ebraismo, padre Alessio, ieromonaco greco ortodosso hanno contribuito con i loro interventi a focalizzare la tematica della pace da prospettive diverse ma tutte convergenti nell’unico desiderio di pace che pervade ogni uomo di fede, di qualsiasi fede.
La pace è dono di Dio ma è anche richiesta e impegno da parte dell’uomo. È necessario divenire ‘mattone’, fornendo il materiale necessario a costruire la pace, ammonisce il diacono Santino Tornesi, ricordando il gesto eroico del maresciallo Simone Pasquale Neri, al quale è intitolata la scuola, e additandolo come modello di pace, capace di rendere amore e giustizia che salva anche a costo del dono di sé.
Il prof. Tomasello del centro islamico afferma che la pace inizia con l’ascolto e nell’ascolto dell’altro, dono di una presenza di pace che è Dio stesso. Invita i bambini a cercare Dio con la certezza che Egli risponde sempre all’uomo e desidera dimorare nel cuore di ogni uomo a prescindere dalla religione professata. Tomasello indica come emblematico l’incontro di Francesco di Assisi con il Sultano di Egitto Malik al Kamil durante il quale si riconoscono fratelli, nonostante la differenza della loro fede, e ciò consente di poter affermare ancora oggi che laddove ci sono uomini che sanno riconoscersi in nome di Dio non ci può essere guerra ma solo pace.
Il prof. Caola presenta la testimonianza di Albert Einstein, laico ebreo, fisico e filosofo, profugo in seguito all’emanazione delle leggi razziali che sente una profonda responsabilità o “colpa metafisica”, dinnanzi alla straordinaria potenza della fissione dell’atomo e del suo errato uso nella costruzione di armi atomiche. È necessario, ribadisce il premio Nobel per la Fisica (1921) nel suo discorso alla prima Assemblea di scienziati per la pace (1948), fare di tutto per impedirlo. Interpellando, ancora i presenti il prof. Caola realizza una inversione di marcia nella riflessione sulla pace e propone di chiedersi “Chi di noi può dire di aver fatto qualcosa per mantenere la pace?” piuttosto che “Chi di noi si dice contrario alla pace?”. Così facendo si pone l’accento sulla partecipazione attiva di ognuno e si fa appello alla responsabilità personale e all’impegno di ciascuno a divenire strumenti di pace piuttosto che a delegarla, arbitrariamente e irresponsabilmente, a scelte altrui.
L’intervento del ven. Dhamma, monaco buddista, in dialogo con gli alunni della scuola osserva la situazione attuale nel mondo che rivela una scelta sconsiderata della violenza e della guerra. Gli effetti, spiega ai bambini, derivanti da questa scelta, sono il vivere senza Dio, senza preghiera, in continua agitazione, con sentimenti di rabbia e avversione per l’altro. Solo il ritorno, la conversione dell’uomo a Dio, alla preghiera e all’amore può contribuire alla pace nel mondo. Quale invito migliore per i cristiani cattolici proviene dall’insegnamento buddista a vivere la quaresima nella prospettiva del passaggio dal peccato alla vita nella Grazia?!
Padre Alessio innalza per tutti la preghiera a Dio per la pace nel mondo mentre si canta il Kyrie eleison.
La prima fase del II Incontro ecumenico e interreligioso si chiude con le parole di don Tonino Bello tratte dal testo “Alla finestra la speranza” che sintetizzano il messaggio sulla pace nel mondo e la responsabilità e il contributo personale di ciascuno:
“La pace non è un «dato», ma una conquista. Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno. Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo. La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia. Esige alti costi di incomprensione e di sacrificio. Rifiuta la tentazione del godimento. Non tollera atteggiamenti sedentari. Non annulla la conflittualità. Non ha molto da spartire con la banale «vita pacifica». Non elide i contrasti. Espone al rischio di ingenerosi ostracismi. Postula la radicale disponibilità a «perdere la pace» per poterla raggiungere. (…) La pace non cerca deviazioni di comodo, ma vi si inerpica fino alla croce. Si, la pace, prima che traguardo, è cammino. E per giunta, cammino in salita. Vuol dire, allora, che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi. I suoi percorsi preferenziali e i suoi tempi tecnici. I suoi rallentamenti e le sue accelerazioni. Forse anche le sue soste. Se è così, occorrono attese pazienti. E sarà beato, perché operatore di pace, non chi pretende di trovarsi all’arrivo senza essere mai partito. Ma chi parte”.
Queste parole danno avvio alla seconda fase dell’incontro: una marcia per le strade di questo villaggio, tristemente deturpato dall’alluvione del 1° settembre 2009. Molto suggestivo, alla fine del percorso, il lancio di palloncini colorati, formando ancora una volta un cerchio in segno di condivisione di cammini e itinerari e di unità nei desideri profondi di ogni uomo.
Infine si condivide un buffet di dolci realizzato con la collaborazione delle mamme degli alunni e utilizzando ricette messinesi e arabe, dove ognuno ha potuto degustare la “torta della pace” fatta seguendo scrupolosamente alcune indicazioni e miscelando i giusti ingredienti che i bambini hanno riferito: il silenzio, il desiderio di felicità, l’ascolto, il sorriso, l’uso delle parole…
Immancabili durante l’incontro, visto il periodo, gli auguri di una buona Pasqua, auguri doverosamente diversificati considerato l’itinerario di educazione interreligiosa ed ecumenica. Nel salone della biblioteca risuonano ripetutamente gli auguri. “Buona Pasqua agli ebrei, fratelli maggiori dei cristiani che festeggiano dal 4 all’11 aprile. Buona Pasqua ai cristiani cattolici che festeggiano domenica 5 aprile. Buona Pasqua ai cristiani ortodossi che festeggiano domenica 12 aprile. Agli amici musulmani si augura un buon Ramadan, in anticipo, visto che inizierà giovedì 18 giugno e si concluderà sabato 18 luglio mentre agli amici buddisti si augura un buon capodanno, festeggiato nel mese di aprile”.
Allora sia Pasqua piena per voi
che fabbricate passaggi
dove ci sono muri e sbarramenti,
per voi operatori di brecce,
saltatori di ostacoli,
corrieri ad ogni costo,
atleti della parola pace.
(Erri De Luca)
Un incontro di speranza e di pace, di dialogo e non di monologhi, di incontro e non di scontri, che come un piccolo seme posto nei cuori dei piccoli alunni della scuola “Simone Pasquale Neri” si spera dia il suo frutto.
Antonina Busà (socia SAE)