martedì 27 gennaio 2015 – Villa Pace – “Giornata della Memoria”
«Voci per non dimenticare»
“Ciò che è accaduto esattamente settanta anni fa; l’ingresso di un reparto dell’Unione Sovietica nel campo di sterminio di Auschwitz nel 1945, ha segnato profondamente con una cesura il corso della storia… Con queste prime note la prof.ssa Caterina Resta ha introdotto questo incontro di “non celebrazione”;… per non consumare, erodere il carattere di rottura e di radicalità che è legato a questo momento della storia, quindi l’intento è di riattualizzarlo… (allarmati dai recenti fatti accaduti a Parigi – attacco di terroristi, che si dichiarano seguaci dell’Islam, contro i negozi degli Ebrei), per discernere e impegnarsi sempre a tenere gli occhi aperti…anche sui nostri famosi “Centri di Accoglienza” per i rifugiati e immigrati.
Didattica della SHOAH; questo il tema affrontato dal prof.re Giovanni Caola che da 15 anni (27/01/2001) incontra ogni anno gli studenti, per approfondire questa “Giornata della Memoria!. Per l’evento 2015 ha scelto come modalità di comunicazione la scrittura di una Lettera indirizzata ad un ipotetico studente, contenente provocazioni suggerimenti e discussioni per un Evento ancora troppo poco conosciuto…
– d.ssa Rita Fulco – preliminarmente ha voluto confermare la notizia di attualità (fonte Boldrini) che gli Ebrei, dopo gli ultimi episodi si sentono sempre più minacciati e pensano di lasciare l’Europa. Poi ha ‘interpretato un libro testimonianza del 1947 molto crudo riguardante la vita nel Campo di concentramento di Buchenwald ( sinonimo di crimini nazisti, a pochi chilometri dalla città di Weimar Classics). Dove gruppi di uomini anche intellettuali si trasformano a tal punto che la loro vita consiste nella sequenza dei bisogni primari mangiare, dormire, defecare…
– d.ssa Maria Felicia Schepis – Riflessioni sullo struggente romanzo autobiografico “La Notte” di Elie Wiesel che racconta le sue esperienze di giovane ebreo ortodosso deportato insieme alla famiglia nei campi di concentramento di Auschwitz e Buchenwald negli anni 1944-1945, al culmine dell’Olocausto, fino alla fine della seconda guerra mondiale. “Donne a sinistra Uomini a destra” – Il piccolo Elie internato nel campo di Auschwitz insieme al suo papà. – Le donne tra cui la piccola con il cappotto rosso vengono invece subito uccise e bruciate Squarci di orrori che gli fanno perdere la fede in dio e nell’umanità. Donne a sinistra Uomini a destra – Camion che scarica neonati nella fossa comune e che poi vengono bruciati. Bagliori nella notte mai dimenticati.
L’orrore vissuto nei campi di concentramento e di sterminio lo porta perdere la fede in Dio e nell’umanità; tale perdita si riflette nell’inversione dei ruoli padre-figlio, poiché egli, da adolescente, dovrà badare a suo padre, divenuto via via più debole, fino alla morte. “Se solo potessi sbarazzarmi di questo peso morto […] Immediatamente mi vergognai di me stesso, per sempre”. Nel racconto, ogni cosa viene invertita, ogni valore distrutto. “Qui non ci sono padri, fratelli, amici”, gli disse un Kapo. “Ognuno vive e muore in solitudine”. campo con detenuti comuni Biologico.
Poi su sollecitazione di un giovane universitario si sono avuti diversi stimolanti interventi che consolidano l’efficacia del sereno e proficuo dibattito.
Nota di rilievo per l’intervento di Franco Maggio, che ha raccontato le gesta di un Orionino Doc, Don Gaetano Piccinini che a Roma salvò la vita a molti Ebrei e per questo impegno di carità ha ricevuto il riconoscimento di “UOMO GIUSTO”
– “Non sarà facile venirne a capo, ancora oggi, a 70 anni di distanza, vengono alla luce frammenti di un mosaico che lacera in profondità ogni essere umano. La definizione pazzi criminali non basta a focalizzare la lucida determinazione di sterminare interi popoli gli Ebrei, i Rom, gli Omosessuali…”