24 settembre 2013 – Consacrata e aperta al culto – «La nuova Chiesa Parrocchiale di Sant’Elena» Il Parroco padre Pippo Principato, può essere fiero della sua Comunità, perché non gli ha fatto mai mancare il suo sostegno, morale e materiale, sia, nel primo periodo maggio-dicembre 2009, quando era in trasferta, ben accolto da Padre Fosco nella Chiesa di Paradiso, sia, dopo. quando si è ritornati in Parrocchia ma ristretti nella Piccola Perla della Chiesa del Ringo titolata a “Maria e Gesù del Buon Viaggio”.
E’ stato l’Arcivescovo Calogero La Piana a benedire le pietre inerti e le pietre vive di questo tempio sorto nello stesso luogo della precedente Chiesa.
Presenti molti sacerdoti e parroci: mons.ri Pietro Aliquò, Michele Giacoppo, Salvatore Trifirò, Tonino Schifilliti, Carmelo Lupò e Antonio Sofia, don Luigi Valenza. don Gianni Russo, padre Marcello Pavone, p. Roberto Scolaro, p. Andrea Cardile, p. Giuseppe Ruggeri, p. Giovanni Pelleriti, p. Giuseppe Lonia e … diversi altri.
La Comunità di Sant’Elena, specialmente i giovani, ‘sentono che si possono aprire nuove prospettive pastorali per un più incisivo impegno sociale. Sperano di essere messi in grado di potere mettere a frutto la loro potenziale e fantasiosa creatività per fare “il bene”. Gli spazi fisici, vedi filmato, non mancano e gradatamente si realizzeranno le opere di finitura che daranno completa attuazione al progetto degli architetti Franco Ficarra, Italo Strani e Franco Cardullo.
La Chiesa, capiente, era totalmente gremita, ma la previdente predisposizione di uno schermo murale esterno, ha consentito a moltissimi alte persone di partecipare alla funzione eucaristica, Padre Pippo ha anche ricordato che il Santo Don Luigi Orione è stato il 1° Parroco di SANT’ELENA
Al Parroco, Molto Reverendo Don Pippo Principato
Messina: “la nuova Chiesa Parrocchiale di Sant’Elena” e la nuova sistemazione dal 2013 della Pala Sacra di Francesco Sposito.
La Pala Sacra con Santa Eustochia Smeralda, Sant’Antonio e San Francesco
Dalla Madonnina della Lettera, situata sulla punta della falce di terra che, come un molo naturale, protegge il porto di Messina, e che qui nel quadro è collocata in basso a sinistra, si diparte un’Isola che l’artista forgia nella forma di una tavolozza di pittore. La superficie dell’Isola è una specie di rena mossa orizzontalmente, magma ribollente in una trasformazione continua. Al di sotto si intravede nello spazio blu cobalto la curva convessa di un altro mondo, un’altra atmosfera, cosicché la nostra Isola è inserita nel cosmo e vi galleggia. Sul suo terreno, dalla punta e dalla Madonnina, si levano due tralci: uno di bacche rosse di sorbo su due corolle di foglie spesse, ed uno di gigli con tre fiori sbocciati e più in alto cinque in boccio; il sorbo è simbolo bene augurante di abbondanza e di amore; il giglio di campo, detto anche giglio di Sant’Antonio, è simbolo di purezza e di carità.
I gigli toccano il saio di Sant’Antonio, in piedi e con il Bambin Gesù in braccio: la sua nudità è segno che la Parola di Dio viene accolta nuda, cioè alla lettera e senza interpretazione. Gesù, sorretto dal braccio sinistro di Sant’Antonio, gli poggia un avambraccio sulla mano destra e tende l’altra palma aperta ad indicare Santa Eustochia. Essa, in ginocchio, tiene con una mano sul cuore il Crocifisso e poggia le dita dell’altra mano su quella di San Francesco – in piedi – che a sua volta eleva la destra verso il cielo.
La composizione indica quindi un percorso: dalla Madonna e attraverso Gesù Bambino e i Santi, al cielo, a Dio Padre e creatore dell’universo. Lo schema compositivo risulta del tutto originale: né piramidale né propriamente simmetrico, ma – come evidenziato dalla posizione delle mani e degli sguardi -, uno schema sinuoso ad onda che si alza, si abbassa, per poi innalzarsi del tutto.
Una leggera spuma marina delinea la parte posteriore dell’Isola, mentre sul retro si passa dalle onde a crinali di monti azzurri distinti dalla nebbia nelle valli, fino ad un picco con tre punte, evidenziato da luce d’alba, proprio al centro dietro il capo della Santa. Il tutto racchiuso in alto dentro la linea curva dell’atmosfera azzurra, distinta dal blu cobalto dello spazio infinito segnato da due corpi celesti.
I Personaggi si collocano in perfetta armonia di composizione, come le tre vette lontane.
Tutti i temi dell’arte dello Sposito appaiono qui raccolti: paesaggio cosmico, paesaggio terrestre, famiglie di fiori, bellezza umana, ritratti … e soprattutto il tema sacro di un progetto divino che – unico – può dare senso alla vita.
Alla linea sinuosa suggerita dalle mani dei Personaggi, che esprime carità umiltà e unità, fa riscontro il loro movimento leggero: Sant’Antonio e Gesù Bambino inclinano il capo verso la Santa, verso cui orienta anche la linea dei loro occhi, dallo sguardo luminoso. Santa Eustochia è protetta, racchiusa nel mezzo data la sua posizione genuflessa, ma avanzata in primo piano e con il saio rosso su cui spicca la sua devozione al Crocifisso (che nei lineamenti ricorda la statua in gesso dello Sposito, il “Cristo Deposto”).
Il volto della Santa (Clarissa, fondatrice secondo la prima regola di S. Chiara, 1434 – 1485) è stato ricostruito dall’Artista in base a rilievi sulla maschera mortuaria, tratta dal corpo ancora incorrotto esposto a Messina, nell’antica Chiesa monumentale del Monastero di Montevergine. Sant’Antonio ha il volto del figlio Roberto, San Francesco del figlio Davide, le mani della Santa sono della figlia Daniela.
La scena sacra si innalza con lo splendore dei valori e dei colori in un tempo che è l’eterno presente ed in uno spazio che è la Sicilia, l’Italia, il Mondo.
Ghezzano, 30 marzo 2019, Gloria Piras Serra, in memoria dell’artista Francesco Sposito