Osare la pace, Abitare la terra, custodire la creazione, ospitare il futuro.
Un senso di gratitudine e di gioia, di preoccupazione e di speranza: questi i sentimenti che abbiamo vissuto, noi giovani di diverse chiese, provenienti da tutta Italia, durante l’incontro ecumenico “Ri/crearsi. Abitare la terra, custodire la creazione” svoltosi a Torino il 28-29 marzo 2009.
Gioia e gratitudine, in primo luogo per la bellezza dell’evento, per le ricche reti di relazioni formatesi nell’incontro e già durante la sua preparazione. Sono segni importanti del grande valore del cammino ecumenico, spazio di comunione per cercare assieme risposte ai grandi interrogativi di questo tempo. Gioia e gratitudine, ancora, per la calda accoglienza riservataci dalla città di Torino e dalle chiese che vi testimoniano l’Evangelo di Gesù Cristo. Gioia e gratitudine, soprattutto, per quel grande dono che è la terra, accogliente casa della vita, intessuta di relazioni tra tutti coloro che la abitano. Un dono che in questi giorni abbiamo contemplato e celebrato, nella gioia della festa e della preghiera, nell’invocazione al Dio la cui tenerezza ha cura di ogni creatura, come ricordatoci da padre G.Vasilescu, della Chiesa Ortodossa Rumena.
Preoccupazione, d’altra parte, per le gravi minacce che pesano sul nostro pianeta – dalla carenza di risorse idriche ed energetiche, al mutamento climatico ed ai suoi impatti sulla salute, alla povertà ed ai conflitti esacerbati dal degrado ambientale; è il grido dei poveri, primi ad esserne colpiti, che si intreccia col grido della terra. Preoccupazione, ancora, per la crisi economica presente, che indebolisce ulteriormente la capacità dell’umanità di affrontare la sfida ambientale, proprio mentre occorre urgentemente un’azione determinata, a contrastare il degrado prima che divenga irreversibile. Preoccupazione per gli stili di vita insostenibili delle società occidentali, la cui pesante impronta ecologica mette a rischio il futuro – per noi e per le prossime generazioni. Eppure anche speranza!
Speranza che nasce dalla fede nel Creatore, nel Signore Gesù risorto come primizia di nuova creazione, nello Spirito che respira in ogni creatura. Speranza che si rafforza di fronte a tanti cammini di rinnovamento emersi al cuore dell’umanità, anche grazie alla diffusione di tecnologie energetiche rinnovabili ed a basso impatto ambientale. Speranza che invita anche noi e le nostre chiese alla responsabilità condivisa per una conversione ecologica, a lavorare attivamente per una trasformazione delle nostre pratiche e dei nostri stili di vita, rendendoli più leggeri e sostenibili; i giovani della Chiesa Avventista del Settimo Giorno ci hanno mostrato con l’efficacia del mimo il potere trasformante di chi sa farsi carico con la propria vita della grido dell’altro.
È una sfida che siamo chiamati ad affrontare assieme ai credenti di altre religioni – in primo luogo gli ebrei ed i musulmani la cui presenza ha arricchito anche il nostro incontro – in un dialogo che coinvolga tutti gli uomini e le donne di buona volontà. La creazione attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio, ci ricordava il cardinale S.Poletto: attende un’umanità finalmente rinnovata alla responsabilità, finalmente capace di superare uno sguardo utilitaristico sulla terra, per scoprirsi ospite su di essa. Torniamo nelle nostre città con una consapevolezza rinnovata, sentendoci chiamati ad un’attenzione nuova per ciò che mangiamo, per come usiamo l’acqua, per il modo in cui smaltiamo i rifiuti, per i nostri comportamenti quotidiani. Chiamati, ancora, a costruire reti di sostenibilità, che coinvolgano anche le nostre comunità in buone pratiche ecologiche, in una rinnovata fedeltà alla terra. Chiamati anche ad un’attenzione politica a tutti i livelli, per costruire una società capace di promuovere in modo giusto ed efficace il bene comune, anche nella sua dimensione ecologica. Ambiti particolarmente critici in questo senso sono un’efficace azione di contenimento del mutamento climatico, il riconoscimento del diritto all’acqua per ogni essere umano e la realizzazione di città davvero sostenibili.
Alle nostre chiese chiediamo di diffondere – non solo tra i giovani, spesso già più sensibili – percorsi formativi alla custodia del creato, suggerendo pratiche per gli stili di vita personali, ma anche adottando esse stesse stili equi, responsabili e solidali. Chiediamo di continuare ad annunciare assieme il Dio che ama la terra e la rinnova: ecologia ed ecumenismo dicono entrambi di una cura per l’oikos, la casa – quella casa comune, che assieme siamo chiamati ad abitare ed a custodire.
Il libro dell’Apocalisse (21, 1-2) ci dona la visione di un futuro in cui la bellezza vivificante della natura, espressa dall’immagine dell’albero, vive in armonia con la realtà della città luogo di incontri tra diversi e di relazioni tra uomini e donne. Che tale orizzonte possa illuminare la speranza e la responsabilità nostre e delle nostre comunità.