” … CHE NE HAI FATTO DI TUO FRATELLO”?
I documenti dell‘intervento
di
Padre Felice Scalia SJ
Sorelle e fratelli carissimi, siamo ben lieti di essere questa sera, qui, insieme, a chiedere perdono al Signore come creature implicate nella tragedia dei migranti, ed a pregare.
Certo non c’è tutta Messina, non c’è tutta la chiesa cattolica, tutta la chiesa valdese, non c’è tutta la comunità dei nostri fratelli musulmani, non ci sono tutti gli uomini di buona volontà che pure soffrono per il destino riservato a questi sventurati da altri uomini che dovrebbero essere loro fratelli. Ma siamo qui come voce degli assenti e perfino di quanti, pur sentendo il dovere di alzare una voce di indignazione contro la barbarie del terzo millennio, non sono riusciti a venire.
Siamo una voce che si alza all’Altissimo e chiede perdono per ogni nostra omissione, per esserci forse “voltati dall’altro lato” come i personaggi religiosi della parabola del Buon samaritano.
La preghiera che abbiamo rivolto al Misericordioso Signore non è la richiesta che Lui intervenga dall’esterno con prodigi e castighi per mettere in ordine cose che noi uomini abbiamo creato e che col Suo aiuto siamo chiamati a risolvere.
Ben 272 milioni di persone “migranti” (Rapporto Migrantes – Caritas 2020) sono in cammino nel mondo, costretti da vari motivi a lasciare la loro Terra per trovare un posto in cui vivere. Ma sono trattati da delinquenti dai cosiddetti popoli civili dell’Occidente.
Avviandoci alla conclusione del nostro incontro non dirò nulla della indignazione che ci pervade quando apprendiamo che si lasciano affogare nel Mediterraneo nei soli primi 4 mesi del 2021 – ufficialmente – 501 creature umane, per voluta mancanza di soccorso.
Non dirò niente sul fatto che si lasciano donne. bambini, giovani uomini a marcire durante inverni terrificanti, nei boschi della Bosnia, vigilati a vista dalla polizia di frontiera croata.
Non dirò nulla sulla vergogna che dovremmo avere e che non abbiamo. Ci sentiamo sempre i migliori, i “civili”, mentre siamo diventati disumani. Non sono “inaccettabili” – come ha detto un illustre italiano – “le immagini dei bambini” migranti morti e lasciati marcire per tre giorni sulla spiaggia spagnola, pubblicate dai giornali. È inaccettabile che questi orrori si provochino, non che si fotografino. Delitto è compiere il delitto, non farlo conoscere.
Nulla dirò delle lacrime che avremmo dovuto versare come umani e fratelli degli annegati nelle varie tragedie di ieri e di oggi. Chi piange i morti? – si chiedeva Papa Francesco a Lampedusa nel 2013.
Non mi addentrerò sulle politiche migratorie della UE che paga Tripoli per costruire i suoi lager di concentramento, i mercati di svendita di carne umana, i posti della violenza alle donne, le centrali dei ricatti alle famiglie degli infelici arrivati dopo mesi di traversata nel deserto, ed osa ipocritamente e cinicamente “ringraziare per i salvataggi” operati dalla guardia costiera libica nel Mediterraneo.
La stessa UE paga con 6 miliardi di Euro la Turchia che veglia sulla rotta balcanica degli sventurati, perché gli europei non vengano disturbati nei loro traffici e nella loro cattiva coscienza. Non dirò niente neppure sulla legge italiana ancora in vigore che trasforma in delinquente un disgraziato scacciato dalla propria terra e in cerca di vita degna di un figlio dell’Altissimo.
Dirò solo che abbiamo trasformato in carnefici e pericolo pubblico, in ladri del nostro lavoro, in tsunami del nostro benessere, perfino della nostra identità religiosa, coloro che sono in realtà vittime della nostra insaziabile voglia predatoria.
Da secoli viviamo noi occidentali derubando popoli ricchi di materie prime e indifesi. Siamo noi i carnefici, ed i migranti – a vario titolo – sono le nostre vittime.
Mi permetto ancora di esortare tutti noi a pensare, a riflettere su questo “segno dei tempi” che sono il popolo migrante.
Papa Francesco, nell’ambito di un discorso che in “Fratelli tutti” (FT 129) più volte riprende, dice che bisogna non criminalizzare chi viene in Occidente, ma “accogliere, proteggere, promuovere, integrare”.
Ebbene questo non lo faremo mai se noi occidentali non la smetteremo prima di tutto di derubare i popoli che abbiamo impoverito, di svenderli alle nostre multinazionali, alle ragioni geopolitiche dei potenti, di opprimerli, di togliere loro la libertà di vivere da uomini e figli del Misericordioso Signore in cui diciamo di credere.
Non potremo mai “accogliere, proteggere, promuovere , integrare” i migranti, se non apriamo tutti gli occhi che nessuna pandemia sarà superata, non quella della fame, non quella della salute, né quella del razzismo, né quella dell’ignoranza, né quella ecologica o della costante minaccia della estinzione della vita per minaccia nucleare, se non cambiamo prospettiva portante della nostra cosiddetta civiltà.
Senza neppure accorgercene, abbiamo abbandonato il Dio Padre di tutti e siamo passati ad un altro dio. Non può più essere nostro Assoluto il denaro, la finanza ed il potere che conducono vistosamente alla morte e ad immensi dolori. Nostro Assoluto è la Santa Origine di ogni vita “creatore di tutti, che è al di sopra di tutti, è presente in tutti ed agisce per mezzo di tutti”. Nostra stella polare dunque è la vita, la custodia del creato e di ogni uomo e di ogni donna che vengono al mondo.
Tra la prima e la seconda guerra mondiale, osservando quello che stava per succedere un intellettuale illustre dichiarò, “Solo un Dio ci può salvare”. E noi diciamo: solo se guardiamo ben oltre gli interessi terreni di accumulo e violenza, solo se ci convertiamo con tenerezza e amore, e dunque a Dio, a quella dignità invalicabile di ogni vita umana, possiamo avere una speranza per futuro dei nostri figli.
Il quadro della Madonna di Porto Negato, cioè la raffigurazione della Madre di Gesù di Nazareth invocata dalle donne che durante il mare in tempesta aspettavano mariti e figli giungere ad un Porto Salvo, questo quadro esprime il dolore intenso e la speranza di fronte alla morte di innocenti, e si inserisce in questa invocazione all’Altissimo e Misericordioso, perché ci aiuti a portare nel mondo la sua tenerezza e la sua pace.
NOTA BLOG – Le colorazioni del testo, nostra opera, servono ad evidenziare al lettore la Forza di questo Sentito Appello di Padre Felice Scalia sj, a cui noi imperfettamente attingiamo per migliorare la nostra coscienza di Cristiani adulti nella Fede.