La Messa del Crisma, che l’arcivescovo concelebra con il suo presbiterio e nella quale benedice il santo crisma e gli altri oli, è «una delle principali manifestazioni della pienezza del sacerdozio del Vescovo e un segno della stretta unione dei presbiteri con lui»
L’OMELIA dell’Arcivescovo Metropolita mons. Calogero La Piana
Stimatissimi ed amati Sacerdoti, carissimi fratelli e sorelle, nella lode e nel rendimento di grazie, viviamo questa celebrazione con lo spirito che ci viene suggerito dal libro dell’Apocalisse: “A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli” (Ap l, 5b-6).
Oggi la Chiesa celebra la memoria annuale del giorno in cui Cristo Signore comunicò il suo sacerdozio agli Apostoli e, tramite loro, a quanti sono chiamati a prolungarne nel tempo l’azione salvifica.
Oggi, miei cari sacerdoti, accompagnati e sostenuti dai fedeli delle comunità parrocchiali ed ecclesiali, insieme alle promesse sacerdotali, rinnoviamo la gratitudine al Signore per l’incommensurabile dono del sacerdozio. Dono prezioso di Dio alla Chiesa, dono indispensabile per l’edificazione della stessa Chiesa. Dono grande e sublime, intriso di elezione, di vocazione, di gratuità, ma anche di responsabilità e di servizio generoso. Dono che ci impegna nella fedeltà.
Carissimi confratelli sacerdoti, miei cari fedeli, ricorrendo il 1500 anniversario della morte di San Giovanni Maria Vianney, il Santo curato d’Ars, durante l’udienza alla plenaria della Congregazione per il Clero dello scorso 16 marzo, Benedetto XVI ha comunicato la sua decisione di indire uno speciale “anno sacerdotale” a partire dal 19 giugno 2009 per concludersi il 19 giugno 2010. L’anno sacerdotale sarà aperto dallo stesso Papa con la celebrazione dei Vespri della solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, durante la giornata della santificazione sacerdotale. Siamo grati al Santo Padre per l’attenzione che riserva ai sacerdoti nel suo ministero petrino. Il nostro compiacimento anche per il tema scelto: “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”.
Tornano spontanee a tale proposito, in questo anno paolino, le parole dell’Apostolo a Timoteo: “ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l’imposizione delle mie mani”. Dio ci ha dato uno Spirito di forza, di amore e di saggezza … ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma “secondo il suo proposito e la sua grazia” (2 Tm 1,6-14).
L’apostolo Paolo scrivendo al caro “figlio diletto”, il generato, l’amato nel Signore (cfr 1 Cor 4,17), lo esorta a ravvivare (cioè a ridare vita, riaccendere, ridare vigore) il “dono ricevuto” per l’imposizione delle sue mani. E’ il dono del sacerdozio, frutto della gratuita elezione divina. La predilezione e la benevolenza di Dio verso i sacerdoti motivano la gratitudine e sollecitano la nostra fedele corrispondenza. “Rendo grazie a colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al ministero” (1 Tm 1,12). Carissimi sacerdoti, solo la fiducia accordataci dal Signore fonda e qualifica l’anima e la ragion d’essere della nostra vocazione e missione sacerdotale.
“Lo Spirito del Signore è su di me .. mi ha consacrato .. e mi ha mandato ad annunziare il lieto messaggio ai poveri”. Concludendo la lettura del brano del profeta Isaia, nella Sinagoga di Nazareth, Gesù proclama l’adempimento della profezia nella sua persona: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”.
Nel giorno della nostra ordinazione sacerdotale, il vescovo, successore degli Apostoli, ha imposto le mani sul nostro capo, ha invocato su di noi l’azione dello Spirito Santo che ci ha consacrati ed mandati perché a tutti i poveri del mondo sia annunziato il Vangelo e donata la salvezza. L’effusione sacramentale dello Spirito Santo ci ha configurati a Gesù Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote. Per l’azione dello Spirito siamo stati “segnati per sempre e in modo indelebile” nel nostro essere ministri nella e della Chiesa, amministratori della grazia e della divina misericordia. Siamo stati costituiti in una condizione permanente e irreversibile di vita, incaricati di un ministero pastorale che, radicato nell’essere, coinvolge tutta la nostra esistenza. …
“Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te” (2 Tm 1,6). “L’Apostolo chiede a Timoteo di “ravvivare”, ossia di riaccendere come si fa per il fuoco sotto la cenere, il dono divino, nel senso di accoglierlo e di viverlo senza mai perdere o dimenticare quella “novità permanente” che è propria di ogni dono di Dio, di Colui che fa nuove tutte le cose, e dunque di viverlo nella sua intramontabile freschezza e bellezza originaria” (Giovanni Paolo Il).
Miei cari sacerdoti, uno “speciale anno sacerdotale”, un anno interamente dedicato a noi sacerdoti, rappresenta:
• una preziosa opportunità per tornare alle radici della nostra personale vocazione e per rinnovare la nostra generosa risposta, per riscoprire la bellezza e la sublimità del dono ricevuto;
• una favorevolissima occasione per rivedere la qualità del nostro essere e vivere da sacerdoti; per consolidare la comunione nella Chiesa: la fedeltà all’insegnamento del Magistero, la comunione fraterna nel Presbiterio, l’obbedienza promessa nel giorno dell’ordinazione sacerdotale;
• una circostanza propizia per rigenerare l’entusiasmo per la nostra santificazione attraverso il fedele e generoso esercizio del ministero affidatoci. Tutti i battezzati sono chiamati a tendere alla “misura alta della vita cristiana” (la santità). Ma molto di più noi sacerdoti dovremmo avvertire tale tensione alla perfezione della vita cristiana per essere “sempre più conformi al dono ricevuto”.
La chiamata al sacerdozio ministeriale ci chiede di offrire la vita perché gli uomini del nostro tempo possano essere aiutati a “vedere” e “toccare” (in noi e attraverso il nostro agire) in certo modo quel Gesù che annunciamo. Siamo, infatti, “alter Christus”.
Il nostro ministero sacerdotale verso i fratelli e le sorelle deve svolgersi nella semplicità seguendo lo stile di Cristo, Buon Pastore, per essere trasparenza luminosa del suo amore e della sua benevolenza. Deve nutrirsi di intensa e prolungata preghiera personale, di amore per l’Eucaristia, di dedizione generosa, soprattutto verso i poveri e bisognosi (ragazzi e giovani disorientati, anziani e ammalati, famiglie in difficoltà, fratelli e sorelle indigenti e soli, carcerati, immigrati, ecc.) senza risparmiarsi nell’esercizio del sacramento della riconciliazione, facendo del bene e della salvezza dei fratelli lo scopo della nostra vita.
In questo modo, miei cari, l’anno sacerdotale non dovrà né potrà riguardare solo noi sacerdoti. Interessa, infatti, tutta la comunità cristiana, il popolo santo di Dio, al cui servizio siamo chiamati ed inviati per donare parole e gesti di salvezza. L’anno sacerdotale dovrà aiutare:
• noi sacerdoti a vivere la gioia del servizio ministeriale;
• i fedeli tutti a considerare con gratitudine l’amore che Cristo offre loro per mezzo dei ministri della sua grazia;
• i giovani a considerare il dono della vocazione sacerdotale come vita di servizio e di amore.
Tutta la comunità diocesana si dovrà sentire coinvolta dall’esortazione di Gesù ai suoi discepoli: “Pregate dunque il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!” (Mt 9,38).
Siamo ben consapevoli che attraverso il ministero di noi sacerdoti, segnato a volte dall’umana fragilità e debolezza, ma sempre strumento efficace dell’azione dello Spirito, è lo stesso Cristo che continua a rivelare e donare l’amore del Padre. Anche attraverso l’azione sacramentale di noi sacerdoti, talora stanca e distratta, è sempre il Signore che continua a compiere i suoi gesti di salvezza. Siamo coscienti di essere semplicemente “servi inutili”, ministri di Cristo e della Chiesa. E siamo altresì consapevoli di dovere rinnovare, quotidianamente, la disponibilità al Signore della messe e l’impegno per dare qualità al nostro essere ed agire sacerdotale.
Ci saranno di aiuto, per vivere bene il dono dell’anno sacerdotale, la riflessione, la meditazione e la preghiera, il confronto con quanti hanno vissuto in maniera eroica il dono del sacerdozio (penso ai numerosi e santi sacerdoti che hanno servito la nostra Chiesa di Messina – Lipari – Santa Lucia del Mela). Ci sarà di grande sostegno la protezione del Santo Curato d’Ars che, in questo anno, Papa Benedetto XVI proclamerà “Patrono di tutti i sacerdoti del mondo”.
Confidando nella materna assistenza di Maria, Madre del Sacerdote e dei sacerdoti, benediciamo ancora il Signore, datore di ogni bene. Chiediamo alla Vergine Santissima, Santa Maria della Lettera, Colei che ha posto la sua vita interamente al Servizio del Signore, di accompagnare e sostenere questo anno sacerdotale perché tutti i Pastori siano ed operino sempre secondo il cuore e la volontà di Dio, e “perché non manchi mai al gregge la sollecitudine del pastore e al pastore la docilità del gregge”. Così sia.
† Calogero La Piana