Sabato 10 marzo 2018 – ore 9.00 – Auditorium Mons. Fasola – Caritas Diocesana Messina Lipari S. Lucia del Mela
XXXVII CONVEGNO DIOCESANO DELLA CARITAS
“Altre Carceri – Storie di Umanità e libertà”
… L’incontro costituirà l’occasione per approfondire, grazie al contributo di qualificati relatori, il tema del Carcere, su cui si è concentrato il percorso di questo anno pastorale, iniziato con la proposta dell’Avvento di fraternità 2017 e continuato con la Quaresima di Carità. Sarà offerta l’opportunità di considerare anche i frutti del progetto “Teatro per sognare”, che le vostre comunità stanno sostenendo.
Lettera del (nuovo) Direttore Caritas
Sono particolarmente lieto di invitare la Comunità ecclesiale e civile all’annuale Convegno Diocesano Caritas dal titolo “Altre Carceri – Storie di Umanità e libertà”. L’incontro costituirà l’occasione per approfondire, grazie al contributo di qualificati relatori, il tema del Carcere, su cui si è concentrato il percorso di questo anno pastorale, iniziato con la proposta dell’Avvento di fraternità 2017 e continuato con la Quaresima di Carità. Sarà offerta l’opportunità di considerare anche i frutti del progetto “Teatro per sognare”, che le vostre comunità stanno sostenendo. Nell’attesa … un saluto fraternamente. padre Nino Basile –Messina 21 febbraio 2018
NOTA BLOG – Vorrei porgere il benvenuto a padre Nino Basile in questo nuovo ruolo di Direttore Caritas. con lo stesso omaggio fatto al suo predecessore padre Giovanni Brancato, L’intervento del Cardinale Don Franco al Convegno pastorale del 29 12 1986 . Allora era consuetudine farlo dopo il …giorno del terremoto del 1908. L’Arcivescovo era S.E. mons. Ignazio Cannavò – 1° Arcivescovo della Diocesi di Messina Lipari Santa Lucia del Mela (1979)
IDENTITÀ’ DELLA CARITAS DIOCESANA
Intervento di D. FRANCO MONTENEGRO
al Convegno Pastorale “Diocesano
L’Arcivescovo, in questi ultimi tempi, rivolgendosi alla Chiesa messinese con messaggi e lettere pastorali (“Chiesa e città” – “In ascolto dei nuovi poveri” – “L’Arcivescovo propone…” – “Da una pastorale di conservazione ad una pastorale missionaria”) ha delineato con molta chiarezza come la Chiesa debba essere carità-amore-comunione e non tanto come essa debba fare la carità.
Egli parla insistentemente di chiesa e non di singoli cristiani.
Non presenta una carità d’occasione (quella ripiena di sentimentalismo, preoccupata di accumulare meriti) ma di stile di vita.
,, Una chiesa assorbita nella Pasqua di Cristo che – come il Samaritano – si fa prossimo di tutti gli uomini. “
Una chiesa perciò capace di cambiare il suo programma, l’organizzazione della sua esistenza per aiutare il fratello che grida aiuto.
L’atteggiamento di attenzione verso l’altro non può però essere frutto di semplice preoccupazione di fare qualcosa di buono, ma è conseguenza naturale e necessaria dell’incontro col Risorto che avviene nella celebrazione e nell’ascolto della Parola.
Da queste premesse derivano dei fatti di grande importanza:
– – non più una carità fatta per delega (solo alcune persone nella parrocchia, ma tutti i credenti); neppure una carità fatta a compartimenti-stagno, bensì “insieme” tutti, perché uno solo è il corpo che deve vivere il precetto dell’amore.
Una chiesa attenta ai nuovi bisogni: che non svolge solo una funzione assistenziale, ma promozionale; che non si preoccupa soltanto di coprire le carenze delle strutture pubbliche ma’ che è presente e sollecita; ‘che non si limita a parlare genericamente di poveri, ma li chiama per nome, per poter rispondere meglio riconosce meglio ai bisogni di ciascuno: anziani non autosufficienti, giovani disoccupati, tossico-dipendenti, ex-carcerati, dimessi dagli ospedali psichiatrici, handicappati, ragazze-madri, malati soli, senza tetto, famiglie in crisi, immigrati, nomadi, “diversi”, minori abbandonati o ricoverati “sempre” negli istituti, quanti vivono nelle periferie, analfabeti, prostitute, barboni, quelli che “ancora” hanno fame di pane…
Sono tali e tante le esigenze che la Chiesa deve necessariamente darsi strutture adeguate e trovare modi nuovi se vuole farsi prossimo ai fratelli.
L’Arcivescovo perciò a proposito parla di Volontariato, propone l’osservatorio permanente dei fenomeni della povertà, l’obiezione sanitaria e di cosciènza, un anno di volontariato sociale per le donne, sottolinea la dimensione sociale della carità presente negli organismi: unità sanitarie, quartieri, comuni, province.
Da tutto ciò emerge una chiesa che allarga i suoi orizzonti e vive la sua missionarietà guardando oltre I confini (terzo inondo); che non parla solo di povertà, ma comincia ad essere povera (gestione diversa delle feste patronali); che sa dare speranza e dà Cristo a chi è ai margini della società e della chiesa stessa; che non lavora soltanto “per” i poveri ma “con” i poveri.
In questo contesto si comprende la necessità della Caritas che non va . confusa con un gruppo caritativo o associazione o struttura d’elite che si mette in concorrenza con gruppi associazioni preesistenti, quasi volesse annullarli, ridimensionandoli facendo cosi perdere la loro identità. Essa è “l’organismo pastorale istituito dal Vescovo al fine di promuovere, anche in collaborazione con altri organismi, la testimonianza della carità della comunità ecclesiale diocesana e delle comunità minori specie parrocchiali in forma consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica”.
Non è un’immagine nuova di Chiesa, ma è la Chiesa che ha voluto Gesù da sempre: attenta, viva, vivificante, preoccupata, solidale, povera, sempre pronta a versare sulle ferite dell’uomo che grida aiuto “l’olio della consolazione e il vino della speranza”.
Dal Bollettino Ecclesiastico Messinese K.3 -1966 – pagg. 212 – 214