Dal 4 all’8 luglio, per conoscere storia, pensiero e attualità del cammino ecumenico in Romania.
Organizzato dal segretariato per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso, si è svolto dal 4 all’8 luglio un pellegrinaggio per fare conoscere ai partecipanti alcuni aspetti dell’ecumenismo in Romania, terra dove convivono Cattolici appartenenti al rito latino e al cosiddetto “greco-cattolico” ed Ortodossi. Il pellegrinaggio, che ha visto la partecipazione di pellegrini, laici e religiosi, provenienti da varie case orionine di Italia e di Romania, ha compreso incontri con relatori appartenenti alle tre comunità su citate, visite a monasteri, la partecipazione alla “Divina Liturgia” (“Messa greco-cattolica”) e ai Vespri ortodossi.
Abbiamo ascoltato la relazione del vescovo greco-cattolico di Bucarest Mons. Mihai Fratila che ci ha raccontato della sua comunità e delle persecuzioni subite durante il periodo comunista, del martirio di alcuni vescovi e sacerdoti e delle dispute ancora in corso con gli ortodossi per riavere le chiese appartenute al rito greco-cattolico prima dell’era comunista, dispute che, naturalmente, non giovano al dialogo.
Mons. Ioan Robu, vescovo latino di Bucarest, ha parlato di difficoltà di dialogo col mondo ortodosso. Hanno parlato dell’importanza del dialogo ecumenico sia il Pr. Radu Muresan che il Pr Holbea Gheroghe, religiosi ortodossi, che ci hanno introdotto alla teologia ortodossa, nella quale è molto forte il senso del Mistero, e alla spiritualità, molto viva nel popolo rumeno. Interessante è stato il confronto tra le due prassi penitenziali. Nella Chiesa ortodossa un fedele si sceglie, a vita, un padre spirituale che lo segue, lo cura, lo consiglia nella crescita alla fede. Lo staretz, a sua volta, è ricordato nelle preghiere personali dal fedele che, anche dopo la morte del padre spirituale, continuerà a ricordarlo al Signore ed a curarne il sepolcro.
Il professore Radu Preda, teologo ortodosso e direttore dell’Istituto di investigazione dei crimini del comunismo, ha riflettuto sull’impegno sociale del cristiano, evidenziando come nel mondo ortodosso, a differenza di quello delle Chiese riformate e di quello cattolico, l’aspetto della carità è poco curato demandando quasi tutto allo Stato, ed eludendo così, con la mancanza di interesse verso il prossimo, uno dei comandamenti di Gesù.
Don Felice Bruno, infine, ha parlato della svolta conciliare nelle relazioni ecumeniche, del dialogo della carità (parole e gesti che hanno aiutato la purificazione della memoria storica, disponendo il cuore al perdono e alla comprensione) e del primato del Vescovo di Roma nel dialogo cattolico-ortodosso, alla luce dell’enciclica Ut unum sint. I partecipanti hanno potuto verificare alcune tematiche trattate dai relatori prendendo parte ad alcune funzioni religiose, e visitando alcuni monasteri, dove molto forte è ancor oggi il senso della spiritualità. Nei monasteri di Tiganesti ed in quello di Pasarea, abbiamo conosciuto aspetti della vita delle suore ortodosse, fatta di lavoro e preghiera, in quello di Cernica, dove un tempo vivevano più di 500 monaci, abbiamo preso parte ai vespri ortodossi, e recitato, insieme al monaco che ci ha fatto da guida all’interno della struttura, il Padre nostro in varie lingue, intenso momento ecumenico vissuto all’interno della chiesetta bizantina del cimitero, luogo dove riposa il famoso teologo ortodosso “Dimitru Stanilae”. Abbiamo avuto pure l’opportunità di visitare Bucarest con alcuni dei suoi monumenti più importanti (la casa del popolo, la vecchia e la nuova Patriarchìa, il palazzo reale) e di trascorrere una mattinata al Parco Herastrau dove abbiamo visitato il “museo del villaggio” (struttura che racconta aspetti delle dimore, del lavoro, dei luoghi di culto dei popoli che hanno abitato la Romania.
Per chiudere, c’è stato uno degli aspetti più importanti del nostro pellegrinaggio, la conoscenza della casa di Don Orione di Voluntari, a pochi chilometri da Bucarest, ove operano i nostri religiosi ospitando orfani, disabili ed anziani. Essi vivono quotidianamente “l’ecumenismo della carità” senza porsi il problema se chi sta di fronte ha un credo diverso dal tuo. Durante questi giorni abbiamo alloggiato nel monastero carmelitano di Snagov, un edificio di grande architettura immerso nel verde, con un santuario mariano ricco di splendidi mosaici realizzati da Marko Rupnic e con molte altre opere d’arte capaci di avvicinare lo spirito a Dio. Francesco Maggio